domenica 20 aprile 2008

Ligeti e Mahler in concerto

Concerto molto intenso quello eseguito lo scorso giovedì alla Großesaal della Gewandhaus di Lipsia dalla stessa orchestra della Gewandhaus. Il programma d’altra parte era di tutto rispetto:

György Ligeti (1923-2006) – Concerto per Violino e Orchestra
Gustav Mahler (1860-1911) – Sinfonia n.4 in Sol maggiore

Direttore: Jonathan Nott
Violino: Christian Tetzlaff
Soprano: Simone Nold

Il concerto per violino del compositore ungherese György Ligeti, composto in due fasi tra il 1984 e il 1992, fu rappresentato nella completa struttura di 5 movimenti per la prima volta l’8 ottobre del 1992 ad Amburgo. Il solista, Sascho Gawriloff cui il concerto è dedicato, ricevette la parte solo pochi giorni prima del concerto, ma malgrado ciò l’esecuzione fu un successo, e lo stetto Gawriloff si espresse in questi termini: “Con il concerto per violino di Ligeti abbiamo rappresentato un capolavoro della letteratura musicale, un capolavoro che con i suoi cinque movimenti, così differenti tra loro per la fattura e contenuto, non è paragonabile ad altra composizione musicale contemporanea”.
Il brano è scritto per un organico abbastanza ridotto, 22 strumenti in totale, tra i quali compaiono 11 archi, di cui un violino e una viola “con scordatura” (mezzo tono sopra il violino e mezzo tono sotto la viola) e 2 ocarine.
Pur confezionato in una struttura che si vuole rifare al passato, denominando i cinque tempi del concerto Preludium, Aria-Hoquetus-Choral, Intermezzo, Passacaglia, Affettuoso, e inserendo proprio nell’ultimo movimento una cadenza per lo strumento solista, la ricerca di nuove sonorità, soprattutto naturali, e di un nuovo linguaggio è sempre inesausta. La tensione non viene mai meno in questo capolavoro, grazie anche all’interpretazione del bravo Tetzlaff e dell’orchestra, estremamente concentrata nello sforzo interpretativo.
Il concerto per violino dimostra ancora una volta la grandezza artistica di uno dei più profondi geni musicali del nostro secolo, e forse dell’intera storia della musica. La sua idea del rapporto che deve sussistere tra tradizione e modernità: “Ogni artista deve riuscire a fare qualcosa di nuovo, riprendere quanto già fatto dagli antichi lo ridurrebbe ad essere un epigono. Ciò però non significa che si deve rompere completamente con essi. Per questo i miei cosiddetti pezzi avanguardistici come Aventures e Atmosphéres non sono meno tradizionalistici o più moderni dei miei Studi per pianoforte.”
Il bravo Tetzlaff, a conclusione della sua prestazione, e su richiesta del pubblico, ha concesso un bis, che purtroppo ha lasciato una macchia sulla sua valutazione. Ha eseguito l’Allegro assai dalla terza sonata per violino solo di Bach, ma purtroppo non ha saputo rendere un omaggio degno al grande Kantor. Troppo irruento, troppe note sfuggite, non ha saputo rendere bene la struttura armonica e anche la struttura architettonica del brano ne ha risentito, rifiutando di eseguire i ritornelli. Peccato!

La seconda parte del concerto è stata completamente dedicata alla 4. Sinfonia di Mahler. Composta tra il 1899 e il 1901, questa sinfonia è anche detta “dei bambini”. Il quarto movimento è un Lied, per soprano e orchestra, il cui testo è “Das himmlische Leben” (la vita nei cieli), tratto dalla raccolta “Des Knaben Wunderhorn” (il corno magico del fanciullo), fonte ininterrotta di ispirazione per i Lied composti da Mahler.
Non starò qui a dilungarmi sull’analisi della sinfonia in questione, di cui la letteratura musicale è ricca. Mi soffermerò invece sull’interpretazione datane da Nott.
Nott ha sicuramente grande padronanza della partitura, prova ne sia la sua direzione a memoria, e ha avuto un grande supporto da parte dell’eccezionale orchestra che si trovava davanti. La dinamica, i giochi di attesa di cui tale brano è ricco, la perfezione dell’intonazione e la cura dell’insieme sono aspetti del tutto scontati quando si ha a che fare con orchestre come quella della Gewandhaus.
Malgrado questo, però, la sinfonia non è riuscita a decollare, non ha avuto quello slancio necessario per poter rimanere impressa tra il pubblico. Probabilmente anche lo spessore della sinfonia in questione, a mio modesto modo di vedere meno ispirata rispetto ad altre sinfonie di Mahler, non ha aiutato. Forse non ha aiutato neanche il ricordo dell’esecuizone del capolavoro di Ligeti, ancora presente presso il pubblico. Ma più probabilmente la performance di Nott non ha saputo infondere quello spirito vitale sulla partitura, non ha saputo cogliere i contrasti così netti e tipici in Mahler, sempre in bilico tra sublime e triviale. Purtroppo mi accorgo sempre di più che i direttori d’orchestra, soprattutto i giovani, si avvicinano al Mahler direttore d’orchestra, prima ancora che al compositore, sopravvalutando nelle sue opere troppo la tecnica e il fenomeno demiugico. E spesso purtroppo la Musica ne fa le spese.
Molto interessante la voce di Simone Nold, calda e "viennese".

La conclusione del concerto è, come al solito, sugellata in orchestra dalle strette di mano tra i vicini di leggio, congratulandosi vicendevolmente per la performance. E loro ne hanno ben diritto.


G. Ligeti - Studio per pianoforte n.13 "La scala del diavolo"

1 commento:

Rossy ha detto...

Penso che l'owner di questo blog si sia fermato ad aprile per ovvi motivi...ma perchè non continua a scrivere?