venerdì 18 aprile 2008

La forma della musica

La forma artistica è il perimetro, geometrico o meno, all’interno del quale si manifesta il pensiero e il messaggio che l’artista vuole esprimere.
Riconoscere la forma che racchiude un’opera d’arte è la prima azione che ciascuno di noi compie quando ne viene a contatto. E’ immediato capire che stiamo guardando un quadro, o che stiamo ammirando l’architettura di una chiesa, o che stiamo sfogliando le pagine di un romanzo o che stiamo leggendo un sonetto.
Questa immediatezza manca nel momento in cui veniamo a contatto con un brano musicale, eppure la forma musicale è uno degli elementi caratterizzanti l’opera stessa, insieme all’armonia e al contrappunto che in essa si sviluppano.
Una delle forme musicali più importanti della musica, attraverso cui si è espressa una parte enorme del pensiero musicale per circa due secoli, a partire dalla seconda metà del ‘700 determinandone la nascita del cosiddetto classicismo, fino alla prima metà del secolo appena trascorso, è la Forma Sonata, e di questo voglio discutere adesso.
La forma sonata è la forma nella quale sono racchiusi quasi tutti i primi movimenti delle sinfonie, dei quartetti e musica da camera in generale (quindi anche delle sonate per strumento solo, o accompagnato), dei concerti composti nel periodo su citato. Molto spesso la stessa forma ritorna anche nell’ultimo movimento di tali brani.
La struttura della forma sonata è tripartita (composta di 3 sezioni) e bitematica (i temi che vengono esposti nel brano sono due). Più in dettaglio, le tre sezioni sono le seguenti:

  1. Esposizione: nella prima sezione vengono esposti i due temi. Il primo tema viene presentato nella tonalità di impianto del brano (se il brano è in Do maggiore, il primo tema è in Do maggiore), come affermazione della tonalità.Dal primo tema, attraverso una breve modulazione, si arriva all’enunciazione del secondo tema, il quale sarà ad una tonalità vicina a quella del primo tema. In genere il secondo tema sarà alla dominante se il primo tema era in maggiore (es. Sol maggiore se il primo tema era in Do maggiore) o alla relativa maggiore se il primo tema era in minore (es. Mi bemolle maggiore se il primo tema era in Do minore).Molto spesso, particolarmente agli inizi della vita di questa forma, la parte dell’esposizione viene ripetuta.Attraverso una coda di collegamento si arriva quindi alla seconda sezione.
  2. Sviluppo: nella seconda sezione vengono a scontrarsi i due temi dell’esposizione, o parti di essi, che interagiscono nelle modalità scelte dall’autore. E’, come dire, la parte libera della composizione, e che quindi sempre più grande importaza rivestirà man mano che la forma si evolverà con il tempo e con il sopraggiungere del romanticismo musicale.Mediante un ponte di collegamento, giungeremo infine alla terza sezione.
  3. Ripresa: qui vengono riesposti nuvamente i due temi proprio come nell’esposizione, ma con l’unica differenza che il secondo tema sarà anch’esso alla tonica, cioè nella tonalità di impianto del brano, e quindi nella stessa tonalità del primo tema.Il brano viene portato a termine infine con una coda conclusiva.

Sovente i compositori fanno anticipare l’esposizione da una parte introduttiva, generalmente lenta, per creare una sorta di attesa agli ascoltatori per ciò che sarà il primo tema, contrastante con tale introduzione.
Per chiarire quanto su esposto, proviamo a descrivere tale struttura attraverso il primo movimento della sinfonia n.39 K.543 di W. A. Mozart in Mi bemolle maggiore.



Dopo un’introduzione lenta (Adagio), al minuto 2’36’’ inizia l’esposizione (Allegro), subito con il primo tema, ovviamente in Mi bemolle maggiore. Al minuto 4’07’’ sopraggiunge il secondo tema, alla dominante cioè in Si bemolle maggiore. Occorre notare i caratteri diversi dei due temi, che sarà una sorte di costante in tutta l’evoluzione della forma sonata. I temi sono discordanti non solo per tonalità, ma anche per caratteristiche timbriche, caratteriali. Più affermativo il primo tema, più interrogativo e sinuoso il secondo. La differenza di carattere dei due temi porterà poi alla disgregazione dell’unità del tutto nella stessa forma, cosa che capì benissimo Beethoven soprattutto con il primo tempo della sonata n.23 per pianoforte op. 57 (nota come Appassionata).
Una coda ci porta alla conclusione dell’esposizione e all’inizio della successiva sezione, lo sviluppo (minuto 5’10’’). Da notare come i due temi si sovrappongono, prima frammenti del pimo, poi del secondo, in tonalità diverse, e con continue modulazioni, incrementandone la dinamica, il contrasto. E’ una vera e propria drammatizzazione della lotta di due giganti, cioè dei due temi.
Ma ad un tratto i legni intervengono per riportare una luce di serenità sul brano, aprendo le porte alla ripresa (minuto 5’59’’), che ripropone subito il primo tema, e poi a seguire il secondo, questa volta però alla tonica, cioè in Mi bemolle maggiore (7’30’’). Infine, una piccola coda conclusiva (8’27’’) per affermare ancora una volta la tonalità di impianto del brano, in Mi bemolle maggiore.
Questa la descrizione della forma sonata. Cercherò in un prossimo post di discutere dei punti deboli di tale struttura formale, che sono stati poi quelli che ne hanno portato alla crisi sotto i colpi di piccone di Beethoven, avendo sullo sfondo la Fenomenologia dello Spirito di Hegel.

1 commento:

Climacus ha detto...

chiara e limpida esposizione (tanto per rimanere in tema di forma-sonata) ed esemplificazione annessa.
ma è proprio vero: l'arte della musica è davvero difficile? quanti potrebbero riconoscere quale forma è stata scelta dall'autore per la comunicazione. forse perchè non si può con un colpo d'occhio (nè d'orecchio) coglierla subito come avviene per un testo scritto e da sfogliare: la musica richiede necessariamente un tempo da dedicarle che non può essere saltato.
e comunque (in riferimento al post sul dilettantismo) è impensabile ad una cosa simile in Italia dove la cultura musicale è pressochè inesistente da quando è stata confinata in qualche lezione di flauto dolce alle scuole medie.